Ed. Bolis, 1991, p. 96, a cura di Fernando Rea "Il mestiere, il colore, la forma, il reale", e con recensioni di Lino Lazzari, Gabriella Ardissone, Pierangelo Negri, Ezio Maglia, Donatella Migliore, Antonio De Santis.

...La "natura morta" di Rinaldi sottintende, oltre ai meriti della qualità estetica, una sua connotazione di stile che attraverso mutamenti atmosferici e meditativi trasmette il senso della vita, in antitesi con il termine di "genere"... Fernando Rea, nell' introduzione.

...Le opere di Fulvio Rinaldi presentano situazioni che si pongono oltre il reale in una dimensione in cui oggetto e persona perdono la loro corporeità pur mantenendola intatta visivamente. Il reale di Rinaldi è il quotidiano sospeso in una visione che lo allontana dalla caducità umana e dal senso temporale. L'oggetto viene posto in una dimensione contemplativa là dove la materia si sfalda tra le sottili dita del pensiero. Kandinsky diceva che nell' eliminazione dell' immagine sta la reale ricostruzione di essa in mille sfaccettature e risvolti. Il concetto di mistero è nella non rappresentazione dell'evidente, nell'individuazione di più presenze-traccia, presentandola così nella sua completezza...Gabriella Ardissone, La Gazzetta, Modena, 12 novembre 1987.

...Rinaldi si propone nella sua veste abituale con paesaggi, ritratti e nature morte in cui la realtà è solo un sospetto, una immagine evanescente che si pone quale contrasto con le opere stesse. Il reale è fin troppo descritto per essere vero e da ciò nasce la contrapposizione tra realtà e dipinto. La ricerca di Rinaldi è rivolta al linguaggio simbolico e solo in tale veste è possibile comprendere la sua pittura...Antonio De Santis, Bergamo-oggi, 25 ottobre 1988.

Ed. Sonzogni, 1994, p. 84, a cura di Marco Lorandi "L'inquietudine onirica del microcosmo esistenziale. Essere significa sentire nostalgia"

...Lo strumento poetico, quasi una sorta di figura retorica, è quello della Nostalgia, di un ritorno ad una patria ideale, di un "nostos" che vede l'artista riandare alle scaturigini intime del proprio sentimento...nel ricordo che associa (liberamente e contemporaneamente) oggettività e soggettività, iperlucidità della definizione spaziale e distruzione di questa mediante la luce timbrica che si alterna a quella tonale... Ora questa si esprime nelle modalità formali e con i mezzi più confacenti all'artista e alla sua percezione del mondo...la tempera...in cui l'individuazione penetrante del segno si sposa a rarefatte trasparenze oppure un'oggettività ultratattile all'indeterminato e all'astraente; e, ancora, là dove la macchia, levigata e trattata a rendere superfici mimetiche, si frantuma in repentini graffiti, in presenze segniche che non sono espedienti, bensì introducono elementi laceranti, discrepanze tali da generare immagini come una specie di dolce stillicidio, di incertezza, di irrequietezza sussurrata, mai declamata. E'come se i suoi interni o le loro combinazioni esterno-interno svelassero spazi in continua simbiosi tra il bisogno di rinchiudersi, di staccarsi dal mondo e, al contempo, di dilatarsi nell' illimite mantenendo tutta la sostanza delle proprie sensazioni, della potenza dei propri sogni... Marco Lorandi, nell'introduzione.

Ed. Pres R3, 1998, p. 96, a cura di Marco Lorandi “Indugi. Dipinti per una storia di pareti”   

...La parete dunque, fiorisce di una segnica astratta, differenziata e mutabile che la rende instabile nel momento in cui si presenta e si appercepisce, speciosamente, solida, inalterabile e fiduciosa. Fiorisce come un diario segreto, enigmatico dove l’artista raccoglie, talvolta mimetizzandole,  le proprie ricordanze, i propri fremiti o sussulti, le proprie speranze, ma, anche, i tentativi e le prove della vita biologica ed artistica… Marco Lorandi, nell’introduzione

Ed. Iconos, 2002, p. 64, a cura di Rossana Bossaglia “Fulvio Rinaldi”

…Questo artista fedele a se stesso, ma non mai fermo sulle proprie posizioni, ci offre un altro capitolo della sua straordinaria capacità rappresentativa; che è anche come’ è ovvio, capacità di sentire: senza contenuti profondi, l’abilità professionale non basta. Quanto al significato, l’opera d’arte si consegna come un messaggio aperto: ciascuno la interpreta secondo la propria esperienza e il proprio cuore; da criptico, il messaggio si fa potente…Rossana Bossaglia, nell’introduzione.

Ed. Press R3, 2004, p. 120, a cura di Marco Lorandi “La reminiscenza tra realtà ed immaginario: la percezione conflittuale”
 

…Sono referenze di una nomenclatura del quotidiano le quali non costituiscono le ragioni profonde dei dipinti, bensì le orme di ciò che la realtà impone nella visione comune, ma che poi diventano fantasmi della percezione mnemonica. Se il verbum designa le esistenze animate ed inanimate del mondo, la pittura Rrinaldiana raffigura, nel suo metalinguaggio, i simboli di una verità più vasta ed infinita, che sono traslati (“trasfert”) dall’oggetto alla metafora, dalla resa naturale ritenuta tale al valore individuale della reminiscenza…Marco Lorandi, nell’introduzione

Ed. Iconos, 2005, p. 64, a cura di Alessandro Riva “Fulvio Rinaldi tra intimità e reverie”

…Il ritorno all’intimità è, dunque, più che un ritorno all’indietro, un salto in avanti rispetto all’arte ostentatamente politica e tutto sommato banalmente retorica cui da troppo tempo il sistema ci ha abituato a dover fare i conti. E la pittura al contempo tersa e malinconica, oggettivamente naturalistica e sottilmente struggente per il complesso, e mai ingenuo, carico di memorie individuali, private, e tuttavia condivisibili da tutti, e di riferimenti incrociati a opzioni culturali e riferimenti stilistici preesistenti, di Fulvio Rinaldi ne è oggi un ottimo, prezioso esempio, sapiente incrocio tra un’arte volutamente intimista, apparentemente “minoritaria” nelle scelte tematiche e stilistiche, e culturalmente vincente nella capacità di cogliere, attraverso il filtro del dettaglio privato, del “close up” fotografico su un particolare solo apparentemente insignificante, il senso stesso del guardare un’immagine, oggi, e della complessità che vi è sottesa, e in buona sostanza il senso stesso del guardare il mondo, e del fare pittura, oggi, nel mondo...Alessandro Riva, nell’introduzione.
 

Ed. Press R3. 2006, p. 48, a cura di Alberto Agazzani “Elogio dell’ombra”

…Tra coloro che vivono la creazione artistica come un processo intimo e personale, lento, lontano da qualunque preoccupazione mercantile o meramente d’immagine, vi è certamente il pittore Fulvio Rinaldi. La sua onestà intellettuale, il suo rigore tecnico e la sua inesausta ricerca espressiva sono la riprova più inconfutabile di un far arte fuori da quella cosiddetta contemporaneità, vacua veloce e vanesia, di cui sopra. Tutto il percorso artistico di questo schivo pittore è emblematico di un sentimento e di una ricerca assolutamente autentici ed originali, mossi da moti intimi e personali; una ricerca che nell’ultimo decennio lo ha portato ad una definizione ancora più originale del proprio stile pittorico, elaborando una figurazione insieme intima ed espressiva, serena e lacerata; una metafisica compiuta nel senso più alto del termine, dalla grande forza evocatrice…Alberto Agazzani, nell’introduzione.

Ed. Iconos 2009, p. 48, a cura di Ivan Quadroni “Zeitlos. L’arte liberata dal tempo”

…Fulvio Rinaldi non è un testimone del nostro tempo, ma è, piuttosto, l’osservatore di un perpetuo presente, di una verità forse più durevole di ciò che, con un’espressione assai efficace, Jan Clair chiama le disjecta membra della modernità, ossia quegli sparsi frammenti che tanti artisti contemporanei scambiano, erroneamente, per la realtà nella sua interezza. L’eterno presente che Fulvio Rinaldi racconta con la sua meticolosa pittura, colma di rimandi e citazioni ai topos colti del passato, altro non è che la verità più profonda della coscienza e dello spirito umano contro la quale si staglia una modernità promulgatrice di eterodossie, che fonda la propria legittimità, come scrive ancora Jean Clair, “in una pluralità di passati, o, in altri termini, in una pluralità di tradizioni”. Un atteggiamento che, continua il critico francese, “diventa ricerca del nuovo, del singolare, della sorpresa”(1) . Quella di Rinaldi non è una pittura di sorprese, ma di scoperte. E’ una distinzione fondamentale, che rivela l’attitudine introspettiva e trans-temporale della sua ricerca…Ivan Quaroni, nell’introduzione. (1) Jan Clair, Critica della modernità, pag. 14, Umberto Allemandi & C., 1984, Torino.